Gli spedizionieri italiani costretti a orari ridotti a discapito dei chiassesi
In un’interrogazione al Gran Consiglio si fa riferimento ad una comunicazione della dogana italiana al rispetto degli orari che metterebbe in difficoltà gli spedizionieri attivi a Chiasso. Si invita il Governo ad intervenire.
Viene definita l’«ennesima mancanza di reciprocità nelle relazioni bilaterali fra Svizzera ed Italia». Lo scrivono nero su bianco i granconsiglieri leghisti Rodolfo Pantani e Lorenzo Quadri in merito agli orari imposti da Roma agli spedizionieri italiani per sbrigare le formalità doganali delle merci in transito.
I due deputati spiegano che gli spedizionieri di Como, Varese e Milano hanno ricevuto una comunicazione da parte delle dogane italiane nella quale, citando ordinanze e circolari del 2004, si impone il disbrigo delle unicamente durante gli orari di lavoro, ossia dalle 8 alle 18.
Secondo la coppia di interroganti, «tale disposizione si mette in palese urto con il fatto che spedizionieri attivi a Chiasso e di Chiasso, come pure importanti imprese di trasporto e di logistica in Svizzera, hanno effettuato investimenti per poter effettuare la distribuzione anche in orari serali; c’è ad esempio chi ha creato una propria struttura per consentire lo spostamento di automezzi dalla strada alla ferrovia durante le ore notturne ».
La decisione italiana di chiudere gli uffici doganali alle 18 sarebbe «giunta senza preavviso e con effetto immediato» e «non mancherà dunque di provocare un importante danno economico agli spedizionieri attivi a Chiasso, mettendo altresì in pericolo posti di lavoro ».
Per Pantani e Quadri è pertanto comprensibile la preoccupazione dei professionisti del ramo, «senza contare che il risultato di simili iniziative è quello di intasare ulteriormente Chiasso di Tir in attesa di svolgere le formalità doganali ».
Si chiedono quindi che senso abbia che in Svizzera si investa per semplificare e snellire le pratiche doganali quando l’ Italia «si muove in senso inverso, retrocedendo di 20 anni».
Si chiedono quindi che senso abbia che in Svizzera si investa per semplificare e snellire le pratiche doganali quando l’ Italia «si muove in senso inverso, retrocedendo di 20 anni».
I due granconsiglieri leghisti si rivolgono quindi al Consiglio di Stato ponendo una serie di interrogativi. Dapprima a sapere se il Governo è al corrente delle disposizioni italiane e delle preoccupazioni degli spedizionieri di Chiasso, con tutte le conseguenze economiche, occupazionali e logistiche.
Gli interroganti domandano pure se il Consiglio di Stato sia intenzionato a sollevare il problema presso le competenti autorità federali o in Italia, magari attraverso la Regio insubrica.
fonte Corriere del Ticino 28 agosto 2007